Blog che si occupa di geopolitica, politica italiana, storia del comunismo, della sinistra italiana e osservatorio sui movimenti estremistici e sul nuovo antisemitismo
sabato 25 aprile 2015
La morte del 25 aprile
Il 25 aprile dovrebbe essere una festa nazionale, di liberazione dal suolo italiano dell'occupazione tedesca e della caduta della dittatura ad essa alleata. Con il tempo è diventato tutt'altro, sono stati estromessi molti elementi fondanti della resistenza come i monarchici, i liberali e ora si sta tentando di estromettere gli ebrei. Come si possa essere arrivati ad una simile deriva molti lo indicano nel lavoro di egemonia culturale di Togliatti, che intestò discutibilmente ai comunisti la primogenitura dell'antifascismo e della resistenza. Il suo obbiettivo però era quello di mettere il partito comunista a capo di un vasto schieramento sotto il suo controllo e non di estrometterne delle parti, così se da una parte colorava artificialmente di rosso l'antifascismo, dall'altra faceva virare il suo partito decisamente verso il nazionalismo in un tragitto di cauto affrancamento dall'Unione Sovietica. Indubbiamente le responsabilità del togliattismo o dei suoi eredi ci sono, dal momento che il lavoro di egemonia perse la sua finalità nazional-popolare e divenne puro potere burocratico di sfere culturali del paese. La deriva settaria del 25 aprile però è iniziata con il '68 quando i movimenti antiamericani hanno voluto vedere nelle lotte di "liberazione nazionale" delle ex colonie una nuova lotta partigiana e non invece quella che era, una guerra geopolitica di aspiranti piccole potenze regionali sotto l'influenza dell'Unione Sovietica, la cui efficace propaganda le rappresentava come "antifasciste", ma che non c'entravano nulla con il contesto europeo della seconda guerra mondiale. Tra queste vi era la guerra imperialista dei paesi arabi per annientare il piccolo stato di Israele, usando la questione dei profughi palestinesi come una bomba ad orologeria, mentre Israele al contrario aveva assorbito nella propria vita sociale i suoi profughi ebrei scappati dai paesi islamici dopo il '48. Negli ultimi decenni quindi al 25 aprile sono comparse bandiere che non c'entravano nulla con la resistenza come bandiere vietnamite, bandiere cubane, bandiere della pace, bandiere di emergency e sopratutto bandiere palestinesi, i quali durante il secondo conflitto mondiale combattevano al fianco di Hitler. Ricordo anni fa, una delle ultime volte che partecipai al 25 aprile, le urla "fuori gli ebrei dal corteo" rivolte agli esponenti della Brigata ebraica, in un antisemitismo non più camuffato da antisionismo o da legittima critica allo stato di Israele. Oppure quando i palestinesi uccisero il cooperante Vittorio Arrigoni - all'epoca moderavo un forum politico legato a rifondazione comunista - i commenti furono tutto un "è stato il mossad", "sono stati gli ebrei" in una logica da far impallidire i protocolli dei savi di sion. Episodi che non potevano non far aprire gli occhi anche a chi come me era sempre stato molto critico con Israele e aveva parteggiato con la causa palestinese. E infatti la deriva è continuata e oggi siamo al punto che rappresentanti della Brigata ebraica e persino degli ex deportati nei campi di concentramento vengano minacciati dalle associazioni filo-palestinesi costringendo l'Anpi ad annullare il corteo romano del 25 aprile, mentre a Milano gli ebrei sono costretti a sfilare scortati dal servizio d'ordine del Pd. Questa è una cosa grave, gravissima, che dovrebbe suscitare un dibattito tra i cosidetti intellettuali di sinistra, che sembrano però troppo impegnati a fare le analisi del sangue a Renzi.
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